Liberation Day: il sacco d'Europa
Un'Europa che si vuole sovrana deve immediatamente troncare le relazioni con gli Usa
Il 2 aprile sarà il “Liberation Day”. Ossia il giorno in cui gli Usa guidati da Trump cominceranno a imporre dazi su vari prodotti su Paesi alleati. Fino ad ora infatti erano stati applicati solo a Cina, Venezuela, ovviamente insieme all’embargo al nemico russo.
Abbiamo già affrontato qui l’argomento: gli Usa importano moltissimo, hanno un deficit enorme, ma: importano da aziende che nella stragrande maggioranza sono statunitensi (qui invece abbiamo specificato l’esempio canadese). E il deficit, finché il dollaro sarà la moneta del Monopoli, è un falso problema.
Il problema vero degli Stati Uniti, che ultimamente stanno dichiarando pubblicamente, è la capacità di produzione. La capacità di hardware.
Chip, metallurgia, macchinari, navi. Le navi soprattutto sono state più volte citate negli ultimi tempi, da molti, fino al Congresso. Da Washington temono, a ragione, di aver perso capacità di produzione, sanno di essere stati superati dalla Cina che riesce a mettere in mare un numero di imbarcazioni civili e militari enormemente maggiore degli Usa. Ed è incredibile a pensarci che uno Stato che ha un deficit così grande e spende per l’apparato militare più di chiunque altro si sia così svuotata di capacità materiali.
Ed è questo il vero senso del Liberation Day e dei dazi.
Lo scopo degli Stati Uniti è quello di portare i produttori sul proprio suolo. Che siano aziende statunitensi (la maggior parte dei casi) o straniere, poco importerà. Il cambiamento che sta cercando di forzare Donald Trump è di costringere chiunque abbia capacità produttiva e che sia ancora presente sul suolo degli alleati occidentali a spostarsi nel paese a stelle e strisce. Una sorta di sacco industriale. Quello che è diventato chiaro, e sarebbe chiaro anche a noi se non fossimo gregari degli interessi nord-americani, è che bisogna avere sul proprio suolo la produzione e quindi la capacità di produrre. La finanziarizzazione ha prodotto un indebolimento della macchina statunitense. Ed è questo che ci sta per piovere in testa. Washington fa giustamente i propri interessi, utilizza la propria forza per appropriarsi della capacità materiale di produrre forza e potenza, che siano civili, militari, industriali.
Cosa dovremmo fare noi? Cosa dovevamo aver già fatto? Slegarci dalla piovra a stelle e strisce, proteggersi dai fondi di investimento. Far rimpatriare energicamente i soldati dalle Basi Nato e USA. Produrre quanto possibile e fare accordi con le aree emergenti del pianeta. Fra le quali spicca la nostra vicina per cultura e geografia Russia. Un’Europa Sovrana non può che pensare di dover trattare fra pari con le aree emergenti del Mondo, con quello chiamato oggi Sud Globale.
Almeno che non vogliamo presto ritrovarci fra le aree del quarto mondo.